Allah e lo spam

Zahed mi telefona una domenica mattina. Rispondo con un occhio chiuso per non perdere l’inerzia del sonno.

“Good morning mister Luca.”
“Sto cazzo, non sai che ore sono?”
“What? Mr Luca, are you there?”
“Mmmmm… ok, sì vabbè, ci sono.”

Zahed mi informa che la richiesta di visto per l’ingresso in Italia è stata approvata e non appena il Ramadam sarà finito provvederà a prendere un biglietto per venire qui.

Bene, dopo due anni di demolizione per decreto legge di ogni rapporto di lavoro era ora che i clienti potessero tornare.

Zahed esce dall’aeroporto e io sono lì ad aspettarlo. Lo porto in albergo, si dà una sistemata e fisso un appuntamento per le 8 di sera per andare a cena.
Lui è pensieroso. “No, facciamo per le 8 e 30, sai, alle 8 ho le preghiere.”

Nessun problema, l’importante è che questa roba non mi faccia andare a cena dopo le nove, altrimenti mi innervosisco e tutto quello che c’è lassù lo tiro giù a forza di moccoli, altro che preghiere.

Ore 8,45 siamo seduti in un semplice ristorante vicino al mare.

Mi ci vogliono 20 minuti a fargli capire cosa sono gli spaghetti allo scoglio. Ma dico, invece che pregare, non poteva guardarsi due ricette italiane e farsi un po’ di cultura?
Accetta la mia proposta e ordiniamo spaghetti allo scoglio per tutti e due, una frittura di mare per lui e carne per me.

Osserva il suo piatto di pasta con perplessità, afferra cucchiaio e forchetta e toglie tutte le vongole dalla pasta. Poi va alla ricerca di gamberetti e li elimina fisicamente dal piatto. Tutto finisce nel piattino degli scarti.

Sorrido e gli spiego che la pasta allo scoglio si chiama così perché dentro ci sono i frutti di mare che si pescano vicino agli scogli, altrimenti si chiamerebbe “pasta in bianco” e soprattutto non costerebbe 13 euro. Gli faccio capire che deve rimettere dentro tutto quello che ha scartato e gli concederò solo di non mangiare i gusci. Per 13 euro, anche il piatto deve mangiare, porca vacca.

Niente. Mi spiega che Allah non vuole che si mangino i pesci con il guscio. Mi chiedo se Allah non abbia niente di meglio da fare che andare a controllare il menu di ogni musulmano del mondo.

Arriva il secondo, Zahed si allunga per guardare le mie braciole. Gli dico che è maiale e fin qui lo sapevo anch’io che lui non le mangia. Fa una faccia delusa e si concentra sulla sua frittura. Rigira ogni pesciolino con forchetta e coltello, ogni totano viene esaminato accuratamente.

I gamberi finiscono negli scarti. Zahed nota il mio sguardo truce e si giustifica. “Per Allah questi non si possono mangiare.”

Che Allah sia allergico e per questo si sia vendicato di tutto il mondo?

A fine cena non sto nemmeno a perdere tempo e a offrigli un amaro, me lo bevo io.

In auto mi chiede dove andiamo.
Io mi stropiccio un occhio per il sonno. “Io a casa, tu vai dove ti pare ma io ti porto in albergo.”
“Pensavo andassimo in giro.”
“Sono le 11, domani mi alzo presto, ti vengo a prendere alle 8 e andiamo in cava. Meglio riposare.”

Resta in silenzio.
Dopo qualche curva ho la curiosità. “Scusa, ma dove vorresti andare di martedì sera a Carrara? Qui siamo in un paesino, è tutto chiuso.”
Lui, forse illuso da un mio possibile ripensamento, sorride e mi guarda con occhi pieni di luce. “Pensavo di andare a fare un giro…”
“Sì, ma dove? Hai idee? Guarda che qui è già tanto trovare qualcosa da fare il sabato sera, di martedì è come stare in Antartide, con la differenza che qui le strade sono asfaltate peggio.”

Lui sembra sicuro di quello che sta per dire e siccome il suo inglese fa schifo, riesce a dire solo una parola: “Escort”.

Cioè, se ho ben capito, il tizio vuole che lo porti a puttane.
Sto per chiedergli se Allah sarebbe d’accordo. Dopo che ha rotto le balle per dei gamberetti e delle vongole vuoi che non abbia da ridire anche su questa?
“Zahed, ma sei sicuro di quello che dici?”
“Sì. Escort. Qui vicino ci sono.”
“Senti, io ti porto in albergo e vado a dormire. Non mi farò un nemico come Allah dopo aver sopportato di vedere buttati via dei gamberetti.”

Mentre torno a casa mi documento su quanto sia impiccione questo Allah sulla vita privata dei propri fan. Cerco su google “ingerenza religione”.
Mi compare questo:

No, direi che siamo fuori strada.
Proseguo e specifico un po’ di più la ricerca e trovo tutte le proibizioni che Allah ha in serbo per chi crede in lui.
Cioè, alla fine, basterebbe non crederci per levarsi tutti questi obblighi. Comunque, tra le varie proibizioni alimentari, ci sono riferimenti anche alla frequentazione di prostitute. Pare che Allah non sia felice se ci si dovesse incontrare con qualche signorina di quel tipo. O signore. O signor*, visto che va tanto di moda.

Quindi continuo a non capire se mister Zahed sia incoerente o se sta solo facendo il furbo dimenticandosi certi punti della lista.

E comunque Allah poteva palesarsi nel pomeriggio nel mio ufficio per spiegarmi tutto, mica lo avrei mandato via come faccio col prete che vuole benedire la casa.

“Ooooohhhhh.”
Mi giro a destra e sinistra per capire da dove viene la voce. “Chi è?”
“Sono Allah.”
“Ah, salve, signore… coso… dio… deità… deiezza… deiezione… deitudine… sua santità…”
“Chiamami pure Gino.”
“Gino?!”
“A me piaceva il nome Davide ma poi mi hanno detto che sarei stato frainteso da alcuni.”
“Ok. Salve Gino.”
Gino si siede alla mia scrivania. Controllo meglio perché davanti alla mia scrivania non ci sono sedie e infatti Gino sta seduto a mezz’aria. Gli mostro il pollice in su, un trucchetto davvero figo.
Lui si gratta la testa imbarazzato per tornare subito serio.
“Senti, domani viene Zahed, lo sai, vero?”
“Invece che svegliarmi la domenica mattina poteva mandare te a dirmelo. Di pomeriggio.”
“Beh, mica sono un postino o il suo segretario.”
“Giusto. Scusa Gino.”
“Fa niente. Senti, ti ho lasciato la lista di tutto quello che Zahed non può mangiare né fare in quanto musulmano modello.”
“Non ho nessuna lista.”
“Ti ho mandato un’email.”
Controllo le email. Niente che proviene da Allah. E nemmeno da Gino.
Gino si sporge per controllare il monitor del mio computer e indica la cartella Spam. “Prova lì.”
La apro. Niente.
Gino mi fa segno di scorrere e mi ferma sull’email di una certa Irina Koshenko con oggetto “Voglio te. Fare amore io tutta notte”.
Getto un’occhiataccia perplessa a Gino che si stringe nelle spalle. “Forse è ora che cambi il mio responsabile della comunicazione.”
“Non è la prima volta che vedo email del genere.”
Gino sorride imbarazzato. “Beh… noi proviamo a convertire un po’ tutti… sai, la concorrenza è dura di questi tempi.”
“Mi stai dicendo che tutto questo spam è roba dei tuoi?”
“Oh no! Guarda quel principe Mutombo che ti vuole donare il suo patrimonio, quella la manda Shiva!”
“E cosa mi dici di queste migliaia di enlarge your penis?”
“Ebrei, ovviamente, così hanno più lavoro da fare.”
“Non fa una piega.”

Dopo questo incontro avrei stampato la lista e l’avrei affissa sul parabrezza dell’auto, così anche per ripassarla durante tutta la giornata. Magari avrei sottolineato la parte che riguardava qualcosa che può creare problemi anche in Italia, tipo andare a prostitute per strada.

Poi la sera, dopo la cena con Zahed, prima di andare a letto avrei chiamato Allah.
“Oooooooooooooh.”
“Gino, basta con questa apparizione.”
“Scusa, mi piace tanto.”
“Dovete modernizzarvi un po’, ok?”
“Ci penserò su. Perché mi hai chiamato?”
“Zahed.”
“Tutto bene?”
“Fagli controllare la cartella dello spam, secondo me non gli è arrivata la tua lista.”

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