Avevo parlato del Torneo IoScrittore qui, e non ero rimasto soddisfatto dalla giuria che non è stata in grado di fornirmi elementi validi su cui lavorare per migliorarmi. Tutto è in balia della soggettività del “secondo me”, del “a mio parere”.
Dei vostri pareri, cari giurati, non me ne frega niente. Io volevo dei giudizi tecnici di persone competenti e invece mi sono capitati giurati annoiati e altri, all’opposto, felicissimi. Mettetevi d’accordo, no?
Da un gruppo Facebook in cui si scambiano pareri (a caso) sui libri in gara, arriva la notifica di un nuovo post in cui si elogia il vincitore del Torneo IoScrittore 2015.
Non scrivo il titolo per rispetto nei confronti dell’autore e per evitare che venga sommerso di insulti.
Per la nuova rubrica “Annales Volusi (cacata carta)”, questo è il passo che viene citato nel post di elogi:

Non so da dove cominciare, troppe sono le assurdità in queste poche righe.
Cominciamo dall’inizio?
Una vibrazione che scala la facciata di palazzi fa già ridere di suo, ma se poi scala la facciata penetrando le finestre è ancora più comico.
Ammesso che una vibrazione possa metaforicamente scalare una facciata, io me la immagino “salire” su per la facciata. Ma il gerundio “penetrando” mi dovrebbe suggerire una vibrazione che entra nella finestra.
Quindi cosa sta facendo in sostanza? Non si sa, va in due direzioni contemporaneamente. Cosa fisicamente possibile per un suono, ma solo se prima non lo abbiamo metaforicamente reso antropomorfo con il verbo “scalare”.
Le similitudini a cosa servono?
Una similitudine serve a far comprendere meglio al lettore la situazione che si sta raccontando. Ciò che viene dopo il “come” deve rappresentare una situazione comune, molto semplice e che chiarisca ciò che viene prima del “come”.
Piangeva come un bambino
Rosso come un peperone
Non sappiamo quanto il personaggio piangesse o fosse rosso. La similitudine chiarisce tutto.
Gli elettroni rimbalzarono come palline da ping pong
Pochi hanno idea di come siano fatti gli elettroni, questa similitudine ce ne dà un’idea. Io l’ho tirata a caso, non so come siano fatti gli elettroni.
Come i vomiti del drago ucciso dall’arcangelo Michele.
Non ho mai visto un drago né so chi sia l’arcangelo Michele. So cosa sono i peperoni, i bambini e le palline da ping pong.
Ho dovuto cercare su Google “drago arcangelo michele” e il risultato è stato questo:



Non vedo “vomiti del drago” né qualcosa di associabile al fuoco. L’immagine di questa similitudine resta un buco nero anche chiedendo a Google.
Se la similitudine non chiarisce cosa state dicendo, perché la usate a cazzo?
Le scintille indisponenti
Qui raggiungiamo vette altissime di “cacata carta”.
Immaginiamo una scintilla, bella, luminosa, che guizza nell’aria. Immaginiamocela indisponente… fatto? Come sarebbe a dire “no”?
Ecco, nemmeno io. Cosa vuol dire “scintille indisponenti”? Come fanno le scintille a essere indisponenti? Non rispondono alle domande? Tengono il broncio? Sono sgarbate?
Le voglie speziate
Gli odori del cibo suggeriscono certamente delle voglie di… cibo, appunto. Ma la voglia speziata cosa significa? Mancava il sale nell’odore?
Senti che profumino, ma ci starebbe bene un po’ di pepe.
Il gerundio, abolitelo per favore
Anche le voglie speziate compiono due azioni in contrasto per colpa di un gerundio usato a caso.
Questi profumi insinuano la saliva peccaminosa e quindi suggeriscono voglie speziate? Perché usare il gerundio, quindi?
I profumi suggeriscono e insinuano allo stesso momento?
Cosa fanno questi profumi?
Io credevo che i profumi profumassero, pensa un po’.
Nemmeno Bartezzaghi sotto allucinogeni avrebbe mai scritto enigmi del genere.
L’incipit
Incuriosito da tanta immondizia, come uno scarafaggio rovisto nel pattume e vado alla ricerca di altre pagine di questo libro (uno scarafaggio lo abbiamo visto tutti e tutti sappiamo quanto amino stare nella spazzatura, ok?).
Magari mi sono sbagliato, magari è solo questa pagina a fare schifo e tutto il resto del libro è una meraviglia. Chissà, forse questa pagina è scritta dal punto di vista di un tossico con le allucinazioni.
Da Amazon scarico l’anteprima sul mio Kindle.
No. Il resto del libro è peggio.
Un esempio.
Non se la passava bene e si industriava con mille lavoretti, alzandosi ogni mattina che era ancora buio. I soldi che avrebbe ricavato dalla vendita l’aiutavano a mandare avanti l’intera famiglia, col marito invalido e due figli piccoli.
Mai viste tante fregnacce in così poche righe.
Tutto raccontato, non viene mostrato niente di niente. Il personaggio è una sagoma di cartone con attaccate delle etichette. Non si poteva farla arrivare a casa e mostrare che c’era una marito invalido e due figli piccoli?
No, non si poteva perché le abilità dell’autore non permettono di arrivare a tanto. Molto più facile vomitare tutto su carta, tanto ormai il lettore medio si farà abbindolare dal linguaggio pseudo aulico di tutto il resto del libro.
E poi il gerundio.
Ma cosa c’entra messo lì? Non c’è contemporaneità, il gerundio serve a quello.
L’angolo dell’imbecille:
E allora se sei tanto bravo, facci leggere qualcosa di tuo, arrogante e presuntuoso che non sei altro!
Non bisogna essere uno scolapasta migliore per giudicare la qualità di uno scolapasta.
La scrittura è arte, tutto è soggettivo! Questo libro è un capolavoro!
Così offendi tutti gli artisti che hanno studiato anni prima di diventare artisti. L’arte ha dei principi, la scrittura ha dei principi. Chi me lo ha detto?
Le critiche sono per la giuria…….l’italiano in fondo cambia spesso le regole tanto che lei ( o ella?) scrive: “l’uomo che sprofondò nel suo divano”, il divano di chi?.Del vicino di casa?.Non il “proprio” a quanto pare… , che brutto essere cattivi.
Deve essere altrettanto brutto non saper usare la punteggiatura e non conoscere la grammatica italiana. Mi spiace per lei (nel senso di lei signora Nadia, non della vicina di casa).
LINK: Uso di SUO e PROPRIO
Esprimo il mio pacato parere per tentare di far chiarezza. Il tono dell’autore del post (se si leggono gli altri post) e’ provocatorio non per cattiveria gratuita; piuttosto per risvegliare il lettore del momento. In questo, Frediani ci azzecca e raggiunge lo scopo di scuotere le coscienze, fosse anche attraverso l’indignazione per i toni “caldi” utilizzati. Per altro verso, sarebbe un dire “pane al pane”, null’altro; un modo per essere tutto fuorché ipocriti. Provo ad entrare nel merito. La scrittura (di qualunque genere) ha lo scoop di comunicare e trasmettere qualcosa, suscitare un moto interiore nel lettore. Un uso barocco delle parole, fine a sé stesso, annulla questa finalità. La critica, pertanto, era alla giuria, senz’altro, ma lo è anche verso coloro che scrivono solo per “melodia”. Si possono mettere in linea tante belle parole, ma se non significano nulla, “quid prodest”?
ho partecipato al concorso e, per forza di cose, ho letto una decina di incipit che ho trovato, per lo più, imbarazzanti, un anno mi sono prestata a leggere anche 10 tra le opere finaliste, a parte una che poteva avere una sua dignità e qualche spunto interessante, le altre erano incomprensibili, con strafalcioni e improvvise quanto del tutto gratuite scene di sesso. Ho cercato di argomentare le mie critiche ma l’aspetto peggiore è stato leggere le critiche ai miei incipit, 10 persone che avevano letto 10 cose del tutto diverse ed i commenti andavano dall’entusiasmo allo scherno, mi domando la reale valenza del concorso o se anch’esso nasconda un a stamperia come Aletti, Albatros e altri.
A giudicare dalle case editrici coinvolte, non ci sono stamperie dietro. Il senso del concorso non è quello di trovare buoni libri o di promuovere attività artistiche o culturali, l’unico scopo è vendere libri. L’eco mediatico di un concorso pubblicizzato a livello nazionale e il fatto di fare leva sull’orgoglio dei partecipanti, che possono sentirsi “giudici esperti” per una volta nella loro vita, porta moltissimi autori a iscriversi, a parlare del concorso e ad amplificare il tutto. È ovvio che i vincitori, buoni libri o no, promossi con l’etichetta di “vincitore del concorso IoScrittore” avranno una base di pubblico già ampia.
La valenza sono le vendite. La valenza sono i soldi.
La qualità delle opere proposte è però molto scarsa, alcune sono sono nemmeno scritte in un italiano accettabile e l’aggressività dei partecipanti lascia perplessi, così come la possibilità che possano anche non riconoscere un lavoro decente per non sufficientemente attrezzati, ad ogni modo è stata un’esperienza frustrante ma, nella vita, non ci si deve formalizzare più di tanto.
Molte sono di scarsa qualità, altre sono buone. Bisogna considerare anche che al momento del giudizio non hanno ancora passato un editing. Effettivamente anch’io ho trovato opere da cui non avrei mai saputo cosa cavarne fuori da tanto male erano scritte.