In barba ai detti popolari, la mezza stagione inizia tutti gli anni e, con essa, il mio letargo.
Io lo chiamo letargo, lo chiamo “vorrei morire in questo momento perché le gambe non mi reggono, gli occhi non restano aperti e porca puttana non riesco a connettere”. Il mio medico si accomoda sulla poltrona, mette le mani dietro la testa, sorride e la chiama semplicemente “astenia”
L’astenia è una dolce signora che ti coccola per tutto il giorno, ti prende la testa fra le mani, la accarezza e se la porta al petto.
Magari metre sei seduto alla scrivania dell’ufficio o mentre mangi oppure ancora mentre caghi.
Non sai quando si presenterà, con una mano appoggiata al muro, tamburellando le dita sulla parete e con sguardo severo ti dirà “cosa ci fai ancora sveglio?”.
Poi si avvicinerà e tu, del tutto inerme e ipnotizzato dal suo fascino, ti abbandonerai fra le sue braccia chiedendo scusa per esserti fatto trovare sveglio e vigile.
Ovunque tu sia, qualunque cosa tu stia facendo, ti guardi intorno e pensi che da un momento all’altro lei potrebbe arrivare. E così sarà. Ti scuserai e la lascerai fare.
Il caffè non servirà a niente, sarà solo un ovattato ronzio nelle orecchie prima di addormentarti alle 3 del pomeriggio sulla scrivania.
Ho provato a convincerla. Mangiando cucchiaiate di zucchero, frutta, torte, merendine, cioccolata. Lei al massimo ritarda di qualche ora. Ma poi si presenta. Ti ammalia, ti ipnotizza e ti intorpidisce.
E allora le permetti di fare ciò che vuole, si presenterà sempre più spesso ed agli orari più insoliti o nelle situazioni meno adatte. Sarai in macchina e lei ti attraverserà la strada, si fermerà davanti al tuo cofano, in piedi con le mani sui fianchi e ti osserverà severamente.
“Scusa, ora dormo” dirai senza nemmeno aspettare che sia lei a rimproverarti.
E così sarà.