Da domani

«Mai una giusta.»

M. posò il bicchiere mezzo vuoto sul bancone e immerse di nuovo la mano nella ciotola delle noccioline. Adorava gli arachidi, adorava quella loro consistenza prima croccante e subito dopo pastosa tanto da lasciare il palato avvolto col loro sapore. Rifletteva sul significato dell’essere prima troppo rigido e poi del riuscire a cambiare adattandosi ad ogni ambiente prendendone la forma, ma lasciando ugualmente il segno del proprio passaggio. Gli piaceva da matti impegnarsi a togliersi con la lingua i pezzettini rimasti fra i denti.

Prese un’altra manciata di arachidi, la buttò giù tutta in una volta, “pastoso” rimuginò fra sé e sé e scandì la parola nella sua mente.

Amava anche il vino, nonostante quello che stava bevendo fosse un vino da servire al bancone di un bar, niente di eccezionale, insomma. Diceva sempre che il vino da lui preferito era sempre e solo quello che aveva già nel bicchiere, inutile pensare a ciò che non si può avere.

M. si sporse in avanti dallo sgabello sul quale era seduto, appoggiò i gomiti sul bancone, si reggeva la testa con le mani come se questa rischiasse di cadere a peso morto sul pavimento, teneva lo sguardo fisso davanti a sé. «Vedi, non ne combino mai una giusta.»

Scosse la testa, il bancone era ancora ben pulito e rifletteva la sua immagine. L’altro cliente, seduto a fianco di M. rimase in silenzio.

«Non so se è sfortuna o incapacità, non lo so davvero. Io ci provo eh! Però poi c’è sempre qualcosa che non va come vorrei.»

M. teneva lo sguardo fisso attraverso il bicchiere e quando il barista comparve nel suo campo visivo lo fermò con un cenno della mano.

«Ehi, tu, arriva o no quel bicchiere di vino per il mio amico qui? E portami anche un altra ciotola di noccioline, grazie.»

Un gesto della sua mano verso l’uomo seduto alla sua destra fu il suo modo di tranquillizzarlo che, certamente, il vino sarebbe arrivato di lì a breve.

M. non lo aveva mai visto da quelle parti, una faccia totalmente nuova e anonima. Il suo ingresso nel locale era passato inosservato a causa dell’agitazione che c’era nell’ambiente, “sarà per qualche stupida partita di calcio” aveva pensato.

M. lo aveva preso in simpatia nonostante lo sguardo di compassione che questi gli rivolgeva e il suo assoluto silenzio.

I due si erano salutati educatamente con un cenno del capo, M. aveva subito chiesto al barista di portare un bicchiere di vino. «Sia chiaro, offro io.»

Doveva di sicuro essere un poveretto come lui, in cerca di alcol per annegare qualche sventura.

Dopo il primo scambio di sguardi, M. era tornato a guardare davanti a sé come se attaccata sul muro dietro al bancone ci fosse una risposta a tutte le sue domande.

«Eh sì, è proprio così.» Rigirò il bicchiere tra le mani. «Forse mi è mancato l’impegno per portare avanti certi progetti, forse il talento per iniziarli… ma chi voglio prendere in giro? È mancata solo la voglia di fare, la pigrizia ha sempre preso il sopravvento, il talento non c’entra niente, solo pigrizia, pigrizia! Sai, amico, dicono che il successo sia 1% ispirazione e il 99% traspirazione, capisci? Sudore al 99%, c’è da lavorare duro, bisogna darsi una mossa, capisci amico?» Buttò giù un’altra nocciolina e la deglutì rumorosamente. «No, certo che non lo capisci, e come potresti? Io sono io, tu sei tu, ognuno ha i suoi problemi e questi che ho io sicuramente nemmeno ti hanno mai sfiorato, nessuno li può capire, non so nemmeno perché ti sto raccontando tutto questo. Però mi sei simpatico, lo sai?»

M. si alzò ritto sulla schiena di scatto. «Barista! Allora, il vino per il mio amico arriva o no?»

Lo sconosciuto continuava a stare seduto, immobile, con il gomito destro appoggiato al bancone e guardava M. senza dire una parola.

«Però, sai cosa ti dico, amico mio? Da domani cambio vita, da domani cambia tutto. Ora basta, non voglio più fare errori, non voglio più perdere tempo. Vedi, amico, le cose cambiano solo se lo vuoi, cambiano anche da sole, cambiano sempre. Siamo dentro ad un vortice di continui cambiamenti, la vita è veloce e si modifica in continuazione. Per esempio, guarda qua.» Indicò la ciotola vuota che conteneva le noccioline. «Sono sempre stato allergico agli arachidi, roba da rimanerci secco solo a toccarne una, e invece ora, guarda che roba, da non credere, no? Ah, la vita!»

Lo sconosciuto scese dallo sgabello, appoggiò una mano sulla spalla di M., lo guardò negli occhi, abbozzò un sorriso. «Lo sei ancora.»

«Come, scusa?»

«Quell’ambulanza là fuori, guarda.» Lo sconosciuto indicò la vetrina del locale che dava proprio sulla strada e lasciava entrare la luce blu dei lampeggianti. «Sei lì dentro, stanno cercando di rianimarti dopo uno shock anafilattico da arachidi. Ma non ci riusciranno. È ora di andare.»

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