Il mio amico Leo

«Signore e signori, siamo pronti per questa nuova puntata speciale in cui il nostro ospite di oggi potrà rispondere a tutte le nostre domande e finalmente potrà rivelare dettagli nascosti sulla sua misteriosa vita. Amici telespettatori, non sto esagerando, ma permettetemi di dire che questa sera avremo come ospite uno degli uomini più importanti della storia, più importante persino di Christian Bolando, fresco vincitore del suo dodicesimo Pallone D’Oro e che calorosamente salutiamo. Signori, questa sera il nostro ospite è anche qualcosa di più!»

Ululati del pubblico, applausi, grida di approvazione, telespettatori da casa inchiodati alle loro poltrone.

Da mesi si stavano preparando per questo evento destinato a passare alla storia; intere famiglie si erano riunite davanti agli schermi solo per assistere a quella puntata speciale.

Infatti era notizia recente che in uno scantinato di Firenze, durante i lavori di ristrutturazione di un vecchio palazzo in disuso, fosse stato rinvenuto uno strano macchinario con una persona in stato di ibernazione al suo interno. Ricerche approfondite avevano stabilito che la persona era viva e che il macchinario in legno e ferro battuto, alimentato da un rudimentale generatore azionato dalla corrente dell’Arno, non era altro che il celebre “ibernatore di Leonardo” di cui si cercavano le tracce da anni e che non era stato mai nominato nei libri di storia perché ritenuto solamente uno scherzo. All’interno, un po’ malconcio, incosciente ma comunque vivo, si trovava proprio Leonardo Da Vinci.

Quella sera, dopo cinquecento anni, Leonardo avrebbe potuto finalmente svelare i misteri di cui era a conoscenza. Una scoperta sensazionale per tutta l’umanità che poteva portare a rivelazioni di inestimabile valore.

Al termine della pubblicità la linea tornò allo studio televisivo dove era stata preparata una poltrona rossa per l’ospite e una scenografia animata raffigurante alcune delle sue più importanti opere.

La tensione era palpabile.

«Signore e signori, è un momento storico e voi ne siete protagonisti. Vi annuncio con grande gioia ed emozione che oggi, questa sera, su questo palco, è con noi Leonardo Da Vinci!»

Boato, grida festanti, applausi. Standing ovation.

Accompagnato da due belle ragazze entrò, non senza fatica, Leonardo Da Vinci in persona.

Indossava vestiti della sua epoca realizzati per l’occasione da un importante stilista, come si poteva intuire dalle iniziali impresse sulla manica della larga veste.

Leonardo camminava ancora molto lentamente aiutandosi grazie al sostegno delle ragazze; non aveva ancora riacquistato la sua piena mobilità, anche in virtù del fatto che aveva più di cinquecento anni di età. Gomiti e ginocchia, ancora deboli, erano sostenuti da vistosi tutori sportivi su cui campeggiava il famoso logo dell’azienda produttrice.

Gli applausi durarono tutto il tempo necessario per raggiungere la poltrona. Leonardo vi si abbandonò e ringraziò garbatamente le ragazze che lo avevano accompagnato.

Il presentatore prese immediatamente la parola:

«Benvenuto! Amici telespettatori, dovete sapere che Leonardo Da Vinci ha trascorso i giorni successivi al suo ritrovamento nell’Ospedale Santa Jessica – il migliore di tutta la regione, dotato di confortevoli camere con vista panoramica e TV satellitare – per riprendersi dalla lunga ibernazione. Naturalmente non ha perso tempo e ha studiato la nostra lingua moderna, così differente da quella del suo tempo. Ciò è stato reso possibile dal corso di lingue De Settembrini che anche voi potete trovare in tutte le migliori edicole.»

Applausi.

«Leonardo, possiamo darci del tu, vero? Come stai?»

L’ospite tentò di schiarirsi la voce e fu illuminato da un potente faro. Fece una smorfia di fastidio ma tentò di rispondere ugualmente.

«Non male. Tutto… “ok”. Si dice così, vero?»

Risate. Applausi.

«Sei proprio un grande, Leo. Stai comodo su quella poltrona?»

«Sì, grazie.»

«Ma certo, quella è una poltrona “Divanissima”, la marca di poltrone leader in Italia e la preferita persino da Leonardo Da Vinci. Hai bisogno di qualcosa? Un bicchiere d’acqua?»

«Grazie. L’aere est un poco secco qui, e questa luce—»

«Lucrezia» una valletta comparve all’istante sul palco «porta un bicchiere di Acqua Oliovoto, l’acqua che chiede persino Leonardo Da Vinci.»

Applausi. Leonardo beve con qualche difficoltà. I bambini notano che si sta sbrodolando. Applausi di incoraggiamento.

«Bene, caro Leo, posso chiamarti così, vero? Abbiamo così tante cose da chiederti e così tante curiosità da soddisfare. Innanzitutto vorrei complimentarmi con te anche a nome di tutti i nostri telespettatori perché da oggi abbiamo un nuovo recordman: qui con noi, Leonardo Da Vinci è ufficialmente l’uomo più vecchio del mondo!»

Applausi. Urla di gioia. Qualcuno si alza in piedi.

«Il nostro notaio ha già compiuto tutti gli accertamenti del caso e ha omologato il record. Potete acquistare il libro dei primati di quest’anno nelle migliori edicole e librerie.»

Applausi.

«Leo, dunque, torniamo alle nostre domande.»

Un faro illuminò l’ospite che si coprì il volto accecato da quella luce.

«Per favore… no… la luce…» disse con un filo di voce coprendosi gli occhi con il braccio.

«Leo, tutta l’umanità da più di cinquecento anni si fa un sacco di domande sulla tua vita e sulle tue opere. Quindi, prima di tutto, vorrei farti i complimenti per la tua carriera.»

Applausi.

«Ma ora vorremmo tutti sapere qualcosa di più. Per esempio, visto che ormai sei dei nostri e fai parte di “noi moderni”, in questi giorni di “modernità” hai mai pensato di aprire un blog?»

Un altro faro, ancora più potente, illuminò Leonardo che strizzò gli occhi in una smorfia di sofferenza.

«Amici telespettatori, forse il nostro Leo non ha ancora assimilato tutte le nuove parole. Dovete sapere che nella sua epoca, cinquecento anni fa, i blog non esistevano.»

Applausi. Sorrisi. Facce stupefatte. Qualcuno annuisce e approva.

«Leo, svelaci un segreto. Da secoli tutti conoscono la tua immagine grazie ai tuoi celebri autoritratti. Ciò che il pubblico si chiede è: qual’è il segreto per una barba così folta e morbida? Hai qualche balsamo particolare? Una ricetta segreta degli antichi? Che so, pozioni magiche medioevali o roba del genere?»

«Per favore, quella luce…» si lamentò l’ospite.

«Signori, Leonardo Da Vinci è di poche parole, lo sospettavamo. Ma permettetemi ora di stuzzicarlo un po’ con una domanda piccante: la Gioconda.»

Risatine, mormorio tra il pubblico.

«Vi prego, la luce… io…»

«La Gioconda è o non è stata una tua passione giovanile? Dalla scollatura, beh, come darti torto, no?»

Risate. Applausi.

«La luce. È troppo forte.»

«Ma certo che è forte, è un faro Angstrom! I migliori della categoria!»

Primo piano sul volto illuminato di Leonardo. Una maschera rugosa che andava lentamente annerendosi fino a diventare irriconoscibile. Muta. Immobile.

La luce accelerò il processo che l’ibernazione aveva interrotto e cinquecento anni fecero in pochi secondo il loro corso su quel corpo. L’intera figura dell’uomo sulla poltrona iniziò a sgretolarsi, un’altro faro la illuminò ancora di più e un lieve fumo si alzò da essa. In pochi secondi non rimase nient’altro che polvere. Polvere su una bella poltrona rossa di design.

Silenzio.

«Cari amici, non posso nascondere una certa delusione ma, come si suol dire, “the show must go on”. Ci vediamo dopo la pubblicità con un ospite eccezionale e rivelazioni sensazionali. Christian Bolando sarà qui con noi per parlarci del suo dodicesimo Pallone D’Oro! Non cambiate canale!»

grande Leo!

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