Il rasoio di Occam orientale contro il cazzaro occidentale

La signora viene contattata da un non ben precisato commerciante locale che è intenzionato a vendere i suoi prodotti in Cina, anche se lui, così dice, già lo fa da molti anni e con grande profitto. Cerca solo di ampliare il suo giro.

Siccome io lavoro proprio in quel settore da qualcosa come 14 anni, vengo precettato per partecipare all’incontro con questo commerciante, perché “sei italiano e sai riconoscere gli imbroglioni”.
E io rispondo piccato “tu mangi i cani”.
Stereotipi sparsi a piene mani, insomma.

Ci presentiamo all’ora e nel luogo stabilito e ci accoglie un signore di età imprecisata che potrebbe variare tra i 50 portati malissimo ai 70 portati malino, ci sorride mostrando due finestrelle vuote al posto dei denti davanti e ci fa accomodare.

Inizia il suo racconto. Parla della sua incredibile vita fra i villaggi dell’Indonesia e nelle favelas brasiliane, del suo incessante commercio con la Cina, della nave affondata con tutta la sua merce sopra, di quella stessa merce ma di un altro lotto che lui ha recuperato anticipando milioni di euro al produttore per soffiarla al suo concorrente, di quando si è perso nelle foreste di Singapore, della merce esclusiva del Brasile che solo lui può avere, dei 5 milioni di euro fatturati da solo nell’ultimo anno e che “se non fosse stato per il covid ne avrei fatti 10”.

Siccome conosco abbastanza bene il settore, so bene che in questi mesi in Cina non si muove molto e che negli ultimi 2 anni è stato lo stesso. Qualcosa si vende, ma di certo nessuno ha fatto quei numeri.
E poi 5 milioni di euro li fa solo chi ha le spalle belle grosse.

Ah, e in Brasile nessun produttore si sognerebbe mai di affidarsi a un piccolo commerciante per il proprio prodotto esclusivo… perché conosco quel prodotto e so che esclusivo proprio non lo è.

Ne approfitto per bere un bicchiere di Traminer che mi viene servito a temperatura sbagliata e preso da una bottiglia aperta come minimo due giorni prima. Il nervosismo sale e con esso la mia vena polemica.

Quando sento la frase “io qui conosco tutti” mi sale su il Traminer, mi appoggio allo schienale e lascio che questo pessimo Traminer parli per me. “Eppure non ci siamo mai visti?”
Il tizio si insospettisce. “Ma perché, sei del settore?”
“Abbastanza”
“Ah… quindi ne capisci?”
“Così così, sono solo 14 anni che ci lavoro”.

Il tizio si rabbuia e si ritrova nel dubbio se ammettere di aver sparato cazzate per tutto il tempo oppure reggersi il gioco da solo. Opta per la seconda.
Racconta dei suoi amici di Pechino e di Xiamen e quando arriva a parlare di Shuitou gli faccio il primo nome che mi viene in mente, “lo conosci Wang?” che per quella zona è come chiedere “lo conosci il signor Rossi?”
Lui si impettisce fiero “come no! è un mio caro amico!”
Beh, ci sarà pure un Wang a Shuitou che lui conosce, ma non mi ha specificato quale dei 7 milioni di Wang che vivono nella regione del Fujian. Solo io ne conosco 15 di Wang da quelle parti e vanno dal miliardario che vende grattacieli al tassista che mi ha riportato a casa ubriaco dopo una festa (grazie signor Wang, ti devo la vita).
Ormai la trance agonistica mi ha travolto e insisto. “Ci sei mai stato da Zhou della Junyuanda a Shuitou?”
“Ma certo! Gli ho venduto tanti di quei container… ehhh bei tempi.”

Di Zhou della Junyuanda a Shuitou c’è n’è uno e di questo sono sicuro. Una piccola azienda che compra scarti di materiale per fare mosaici, una brava persona che non capisce niente di vino (ci sarà da scrivere un post anche su questa avventura). Un cliente da chiamare alla disperata per fare pulizia, non certo uno a cui vendere “tanti di quei container”.

Sorrido beffardo e finisco questo Traminer da due soldi, tanto me lo faccio pagare dal cazzaro che ho qui davanti. La signora intuisce che mi sta salendo la tigna della sfida e con una scusa pone fine all’incontro.

Saliamo in macchina e lei mi chiede “come ti sembra?”
Le snocciolo un’analisi delle incongruenze temporali e spaziali, insomma, di tutte le stronzate che ha detto in meno di mezz’ora, spiego come funziona l’approvigionamento merci in Brasile e in Indonesia e come sia difficile sperdersi nelle foreste di Singapore, visto che Singapore non ha foreste.

Lei mi osserva con la tipica espressione cinese di perplessità che è la stessa della gioia, della tristezza e della rabbia, per cui non capisco se la mia analisi l’abbia lasciata perplessa, felice, triste o l’abbia fatta incazzare per qualche motivo. Mette in moto l’auto, si allaccia la cintura e poi mi guarda. “Non servivano tutte queste cose”
“Come no? Ti ho spiegato perché questo tipo è quello che in italiano si chiama cazzaro
“Lo so, ma lo avevo capito subito”
“Come?”
Ed è qui che il rasoio di Occam in versione orientale mi si palesa mettendo in ridicolo tutte le mie elucubrazioni mentali, i miei ragionamenti e tutte le deduzioni che stavo per esporre.

“Uno che fattura 5 milioni di euro e poteva farne 10, che conosce tutto il mondo, che vende in tutto il mondo navi intere di merce… non ha mille euro per rifarsi i denti davanti?”

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