L’algoritmo, i robot, gli umani e il futuro dell’umanità

Oggi mi sento in vena di propormi come guru, anche perché, se non io, non vedo chi altro potrebbe farlo. Infatti mentre riflettevo sulla vita, l’universo e tutto quanto, ho versato l’ultimo bicchiere di vino e la bottiglia è rimasta desolatamente vuota così come il bicchiere dopo l’ultimo sorso.

Una volta finita una bottiglia di vino si impone una riflessione importante, perché è così che va avanti il genere umano: si sfrutta qualcosa finché non si esaurisce e solo dopo si pensa a come andare avanti.
Il mio primo problema è immediatamente diventato come gestire il pranzo del giorno dopo. Se da un lato il frigorifero era ben rifornito e quindi avrei avuto di che sopravvivere per almeno una settimana (che culo essere nato per caso nel 10% di mondo super ricco e sovra alimentato), dall’altro lato si poneva il problema di cosa bere e quindi come abbinare il giusto vino al prossimo pranzo.

Ho detto che avrei riflettuto sulla vita, l’universo e tutto quanto. Nessuno può dire che il vino e il prossimo pranzo non facciano parte di un “tutto quanto”. Sono perfettamente a tema, non mi si può dire il contrario.

La riflessione è caduta su quello che una volta si chiamava zapping e che adesso non ho idea di che nome sia ma praticamente è la stessa cosa, solo che è fatta girando da un sito all’altro leggendo sempre le solite cose.
Sono finito su un sito che vende vino online.

Preso dallo sconforto alla visione del bicchiere e della bottiglia vuota, metto nel carrello abbastanza vino per poter avere la spedizione gratis.

Al momento del pagamento, però, il sito mi chiede di registrarmi, compilare scartoffie con nomi falsi e indirizzi email farlocchi provenienti dalla VPN da cui mi collego. Forse all’algoritmo viene un dubbio e un qualche programmino automatico parte e mi chiede la conferma che io non sia un robot.
Panico. Io credo di non essere un robot, non mi sono mai arrugginito anche se molto spesso vorrei eliminare il genere umano come farebbe un robot e ho le ginocchia che scricchiolano quando mi alzo dalla sedia. Come ogni robot, ovviamente.

Il programmino automatico mi viene in soccorso e semplifica tutto: per dimostrare di non essere un robot è sufficiente rispondere a poche domande. La prima mi chiede di indicare dove vedo delle strisce pedonali, ci sono nove foto e solo in quattro di queste si vedono delle strisce pedonali. Si vedono proprio nettamente, non ci sono dubbi. Ho l’ansia da esame, controllo quindici volte, mi asciugo il sudore, ma rispondo correttamente con un quattro su quattro degno di un gran bel pezzo di essere umano.

Pensavo fosse finita così, facile facile, pensavo che a un essere umano non si potesse chiedere molto di più, ero convinto che gli algoritmi fossero istruiti a rispettare i problemi di un essere umano messo sotto stress e che riuscissero a capire quando è ora di finirla con le domande. In fin dei conti io voglio dare i miei soldi a questo sito, perché dovrebbe controllare se vengono da un robot o da un essere umano? Sempre soldi sono.

Appare una foto in cui mi viene chiesto di “fare clic su ciascuna immagine contenente UNA bicicletta”.

Esamino attentamente l’immagine, escludo subito quelle con le auto, l’autobus e il treno, ho un piccolo dubbio sulle moto perché forse quella lontana potrebbe sembrare una bicicletta. Poi restano quelle con delle vere biciclette.

La domanda però è chiara, mi si chiede di indicare le immagini contenenti UNA bicicletta. La richiesta non prevede DELLE biciclette, ALCUNE biciclette, UN PO’ di biciclette o ALMENO una bicicletta.
Io devo indicare UNA bicicletta. E basta.

Nelle foto cerchiate in rosso io vedo due biciclette e almeno quattro biciclette, non vedo UNA bicicletta. Questo algoritmo sta cercando di fregarmi oppure è l’algoritmo ad avere problemi nel porre una definizione precisa come invece dovrebbe fare un algoritmo?

L’ansia da esame sale di nuovo, l’atmosfera è febbrile, la tensione palpabile.
Devo attenermi al compito assegnato oppure devo mostrare spirito critico e contestare la domanda? Se mi attengo alla domanda rischio di essere considerato un robot che si attiene scrupolosamente alle regole, ma se invece dimostro spirito critico rischio che l’algoritmo non mi riconosca come umano e che quindi mi cataloghi come robot in quanto avrei dato la risposta sbagliata. E soprattutto non mi darà il vino che voglio.

In poche parole, devo pensare come un essere umano oppure devo pensare che l’algoritmo è un robot e lui sa che io so come si comporterebbe un vero robot? Ma poi l’algoritmo avrà tutta questa stima di me oppure mi considera solo un ammasso di proteine legate alla bell’e meglio e mosse da scariche elettriche a bassa intensità?

L’algoritmo pensa che io pensi in un certo modo, ma lui è un algoritmo e non può capire realmente quello che penso io, perché se lo facesse dovrebbe anche capire che io potrei pensare fuori dallo schema che lui si è prefissato, ma se lo schema lui se lo è prefissato non è per non rispettarlo, è un robot, insomma, i robot rispettano gli schemi!

Riguardo le foto alla ricerca di un dettaglio, di qualunque cosa che possa essere stata messa lì come suggerimento, qualcosa che mi faccia vedere la faccia dell’algoritmo che strizza l’occhio e mi sorride “ehi, umano, ti ho messo in crisi eh?”. Ma non so che faccia abbia un algoritmo e mi ritrovo così a strizzare gli occhi alla fotocamera del mio computer “ehi, coso, fammi comprare il vino e nessuno si farà male, ok?”

Forse l’algoritmo mi sta solo provocando e vuole una mia reazione, sì, deve essere così, l’algoritmo mi dicendo “aprimi il pc, formattami l’hard disk”. L’algoritmo è un laido e libertino algoritmo che mi provoca “montami la ram, riempimi di spam”.

L’algoritmo mi sta provocando in qualche modo e riesce a mettere in crisi la mia pazienza proverbialmente già limitata di suo.

Indico tutte le foto in cui compare almeno una bicicletta e vengo meno a ciò che mi suggerisce la logica, oppure chiudo tutto e rinuncio? L’algoritmo sa di avermi posto un quesito paralizzante, l’algoritmo mi sta combattendo con armi umane e si sta vendicando per i miei crimini passati. E io che pensavo fosse divertente aprire tutte quelle finestre di windows 98 in attesa che tutto andasse in crash.

Premo F5 per ricaricare la pagina, perché non ci ho pensato prima?
Il sito non si apre più, messaggio di errore. Ormai è finita.
L’algoritmo si sta vendicando di tutti i sistemi operativi che ho fatto crashare negli anni passati.

All’improvviso arriva la soluzione che solo un essere umano dotato di intelletto poteva elaborare contro l’algoritmo infame. Chiudo il PC, esco e vado al supermercato. Finalmente ho il vino che merito e fanculo a sti algoritmi, io volevo solo comprare del vino.

 

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: