Attenzione: in questo post non si parla di calcio. Qui si parla di questioni di vitale importanza per la tenuta della nostra società.
Dopo il mondiale del 2006 sembrava che tutto fosse risolto, dalle partite truccate, agli arbitri chiusi negli spogliatoi fino alle trasmissioni televisive di parte. I cattivi erano fuori e l’idea era che dopo un iniziale assestamento, l’Italia calcistica potesse tornare ai fasti degli anni 90.
In realtà l’Italia calcistica era nei fasti fino dagli anni 60 e sempre nei fasti è rimasta. Il declino è iniziato agli inizi del 2000, quando sono arrivati loschi personaggi dall’estero desiderosi di imparare dai nostri loschi personaggi italiani come si lava il denaro sporco.
Nel 2006 l’Italia è campione del mondo, nel 2008 se la cava all’Europeo, nel 2010 l’inciampo clamoroso ma nel frattempo a livello di club accadevano cose altrettanto clamorose, tipo gente che indovina la stagione della vita prima di finire nel dimenticatoio o di chiudere la carriera.
Il 2012 ha mantenuto buoni livelli ma è dal mondiale successivo che le crepe nella nostra società hanno iniziato a formarsi.
Anno 2014, mondiale disastroso con polemiche, litigi, dimissioni e piagnistei. Due anni dopo una squadra di scarpari che hanno nascosto correndo come matti il disastro imminente.
Ora, un punto fondamentale della vita di ogni individuo italiano : la coscienza calcistica vera, quella che ti porterai dietro tutta la vita, nasce intorno agli 8/10 anni.
Dal 2014 il campionato è diventato noioso, con una sola squadra e tutte le altre a raccogliere briciole e a lamentarsi per soldi che mancano, mentre l’unica squadra italiana capace di combinare qualcosa continuava a vincere senza nemmeno bisogno di rubare come prima.
Quella squadra continua a vincere e del campionato ormai non frega più a nessuno. Nemmeno chi vince festeggia più. Nel frattempo la nazionale, unico appiglio rimasto per seguire il calcio e quindi per formare la proprio coscienza calcistica, è sprofondata.
Abbiamo di fronte dei bambini provati da una serie di sfortunati eventi e che saranno psicologicamente provati per il resto della loro vita.
Anno 2018, mondiali senza Italia.
No, dico, un mondiale senza Italia non si è mai visto. Bo, forse in quei mondiali in cui si giocava senza parastinchi, col cappello in testa e la sigaretta in bocca, l’Italia può non aver partecipato, ma nessun italiano ricorda un mondiale senza Italia.
Passi pure un 2018 senza mondiali, trascorriamo un 2019 senza interesse per il campionato né la nazionale e confidiamo nell’Europeo 2020
Il campionato 2020 e l’Europeo
Il 2020 è il nuovo 536 d.C.
Tutti a casa senza poter guardare le partite perché il campionato si è fermato, senza poter inviare gli amici perché sono tutti a casa e senza poter giocare a calcio o qualsiasi altro sport diverso dalla Playstation.
Il campionato riprende, si arriva a una qualche specie di conclusione con partite giocate ad Agosto e nel frattempo l’Europeo è rimandato di un anno. E a quanto pare sarà dura che si giochi qualcosa di decente fra positivi, falsi negativi e falsi positivi. Bisognerà portare quaranta giocatori per sperare di avere gli undici da mandare in campo.
Attendiamo i mondiali
Ci rifaremo nel 2022 con i mondiali?
Niente di più sbagliato.
A cominciare da un mondiale giocato in Qatar, paese che dubito abbia campi di calcio mai calcati da veri calciatori, ma solo rettangoli di erba sintetica su cui gioca l’equivalente della terza categoria di San Marino.
Passiamo pure sopra al Qatar e al vedere gente con buffi cappelli in testa e simpaticissime tuniche bianche (e mi chiedo come facciano a mangiare le patatine allo stadio: basta uno schizzetto di ketchup e si vede subito, no?), io pongo l’attenzione su un problema molto più importante: il mondiale si giocherà a natale.
Un Mondiale a natale.
Niente partite in terrazzo, niente grigliata-birra-partita. Solo panettone-maglioni-partita. Non siamo pronti. Il popolo italiano non è pronto per questo. D’altronde siamo il popolo che non accetta che un cuoco proponga una sua versione della pizza, non è possibile sopravvivere a un Mondiale giocato a Dicembre.
I bambini, nessuno pensa ai bambini?
Ed ecco qua che le nostre generazioni che si stanno formando proprio adesso si ritroveranno con un’infanzia rovinata. Col periodo 2014/2022 con il solo sussulto del 2016 e nel frattempo un campionato penoso, rischiamo di perdere una generazione intera. E non parlo del non avere più tifosi, io parlo di gente che non crederà più nel “panem et circenses”; fra dieci anni avremo degli adulti che passeranno le domeniche a drogarsi. Niente partite da vedere, niente gol al lunedì e niente prese per il culo il lunedì a scuola.
Avremo una generazione che non vivrà di calcio, una generazione che dovrà trovare qualcosa da fare.
Le generazioni future si troveranno come me nel 98, quando un brasiliano che correva come un missile fu abbattuto da uno scarparo a strisce senza essere punito. Da quel giorno la mia passione si è affievolita sempre più.
Ho iniziato a suonare la batteria, bere vino di pessima qualità, ho abbandonato il calcio.
Negli anni almeno ho iniziato a bere vino di ottima qualità (lo dico per mantenere la mia reputazione).
Cosa faranno le generazioni future? Ci troviamo di fronte a un evento preoccupante. Smettiamola di pensare ai risvolti psicologici di mascherine e terrorismo mediatico sul Coronavirus o sui Coronavirus (ce ne sono tanti, mica solo uno) di quest’anno, a quelli c’è rimedio. Anzi, a quelli C’ERA rimedio: un bel Mondiale di calcio!
E invece niente. Tutti questi ragazzi che non potranno rincoglionirsi col calcio, milioni di giovani ormai adulti che non avranno solide basi per poggiare la loro aggressività (“arbitro cornuto!”), il loro senso critico (“l’allenatore non capisce niente”), il loro razzismo più profondo.
Disastro.
Niente rincoglioniti, niente razzisti. Come faremo?
…a pensarci bene… ma non è che forse ci sta andando di culo e non ce ne siamo accorti?