Panem et circenses dicevano i latini quando volevano darsi un tono e dire una frase in latino altisonante. Noi lo facciamo con l’inglese.
Qualche volta mi è capitato di andare allo stadio a vedere una partita di calcio e come in altri sport è evidente da subito che allo stadio/palazzetto/autodromo si vede tutto quello che non si vede in tv e niente di quello che si vede in tv.
Quindi è il posto perfetto per guardare tutto tranne la partita e notare tutti quei particolari che la televisione non ti farà mai vedere perché in quei particolari c’è qualcosa che loro non vogliono farci sapere. Questi poteri forti sono dappertutto. Meditate gente, meditate.
La curva dello stadio è quella tribuna che sta dietro la porta, non è una curva, la tribuna è dritta, ma si chiama curva. Di solito sono i tifosi ospiti che vengono relegati in un angolino. Che non è curvo, è proprio un angolo.
Vabbè.
Nell curva si radunano scalmanati di ogni età convinti di avere un ruolo all’interno della partita, loro credono che insulti, urla, schiamazzi, armi, lanci di oggetti e ogni loro rituale tribale possa avere una minima influenza sul risultato.
Secondo i tizi qui sotto, la loro azione sarà di buon auspicio per la squadra.
Secondo questi altri, darsi fuoco porterà la squadra alla vittoria.
Esporre simboli di cui si ignora il significato? Vittoria certa!
Questi, invece, bo?
Ma in questa variegata fauna che vive nell’ecosistema stadio, mi ha sempre affascinato l’individuo che se ne resta in curva seduto, tranquillo tra un insulto e l’altro, tra una filastrocca e un panino.
Lui, anzi, loro.
Loro non si vedono, loro sono nascosti dalla bandiera. E resteranno così per tutta la partita. Trascorreranno così i novanta minuti per cui hanno speso lo stipendio di una settimana, a guardare il retro di una bandiera. Quella bandiera non si fermerà davanti a niente, non basterà perdere, non basterà vincere. Quella bandiera continuerà ad andare a destra e sinistra, avanti e indietro e loro saranno sempre lì.
Dato che i posti dovrebbero essere nominativi, è probabile che loro non cambieranno sedile per tutta la stagione. Nove mesi di retro di bandiera.
Emozioni, gol, insulti, motorini lanciati, fumogeni e tutto vissuto da dietro la bandiera. Stoici tifosi pronti a imparare a memoria ogni cucitura di quel pezzo di stoffa pur di essere utili alla squadra.
Una bandiera in movimento per tutta la partita, per tutta la stagione.
E io che pensavo che il calcio in tv fosse noioso.