Ti chiamo e non rispondi, ti scrivo e non rispondi. Ti urlo dalla finestra usando un bicchiere collegato ad un filo e non rispondi. Guardo l’altro capo del filo e vedo che penzola giù dalla mia finestra e, ok, forse in questo caso hai perfettamente ragione a non rispondermi.
Quindi quello che volevo dirti attraverso innumerevoli giri di parole te lo dico direttamente, tanto alla telefonata non rispondi, ai messaggi non rispondi e nemmeno alle urla dentro ai bicchieri (ma per quest’ultima tua mancanza posso giustificarti), così te lo scrivo direttamente senza innumerevoli giri di parole, magari un giorno riuscirai a leggere queste parole anche se sarai vecchia e brutta e forse non mi interesserai più perché io rimarrò eternamente giovane e bello, ma soprattutto sarò ricchissimo e ti pentirai di non avermi risposto al momento giusto.
Io ti invito direttamente a uscire ma non rispondi, quindi ti invito a rispondermi. Ovviamente senza innumerevoli giri di parole.
Alla fine io sto ancora aspettando una risposta, qualunque essa sia, ma siccome una che se la tira non la reggo proprio, ho deciso che da adesso fino a… bo? Una settimana? Ok, dai, va bene, una settimana è un tempo ragionevole. Dunque, a partire da oggi e per una settimana, e per settimana intendo sette giorni, non un tempo indefinito senza inizio né fine, non avrai altre notizie da me, non avrai altri inviti, niente telefonate, niente messaggi, urla nei bicchieri, niente piccioni viaggiatori e nemmeno cacche di piccioni viaggiatori sulla macchina. Niente. Anche se le cacche te le meriteresti, a dire il vero. Una bella caccona gigante sul parabrezza.
Magari quella caccona scoperta di prima mattina sul vetro della tua auto ti farebbe tornare in casa per prendere un secchio di acido e uno straccio per pulire, faresti tardi al lavoro e per giustificare il ritardo dovresti prendere il telefono e chiamare in ufficio e allora vedresti le millemila telefonate a cui non hai risposto e millanta messaggi che non hai letto e che ti ho mandato fino a qualche minuto prima.
Perché, ovviamente, non mi hai risposto solo per il semplice motivo che non hai, in tutti questi giorni, mai preso in mano al telefono. Il tuo telefono va a pila atomica e non si scarica mai, il tuo telefono non ha suoneria e nessuno ti chiama mai. Il tuo telefono è autonomo e non ha bisogno di essere controllato, è lui che ti viene a cercare con le sue zampette robotiche solo se ritiene opportuno disturbarti per ottenere la tua attenzione. Ma il tuo telefono è tarato su uno standard molto alto per cui ti disturba solamente se a chiamarti è stato il Presidente dell’Universo e siccome non esiste alcun Presidente dell’Universo, il tuo telefono se ne è rimasto lì immobile sul comodino mentre scandagliava tutto ciò che riceveva e tramite il suo infallibile algoritmo stabiliva se fosse il caso o meno di disturbarti. Non si scarica mai il tuo telefono, non serve nemmeno che ti avvicini a per controllarlo ogni tanto.
Si, deve essere così.
Non è perché te la tiri. No, no.
E allora sai cosa ti dico? Che ora ti mando uno stormo di piccioni viaggiatori e di aquile viaggiatrici e di pterodattili viaggiatori a cagarti sulla macchina, così, forse, ti ricorderai di guardare quel cazzo di telefono.